I buoni fruttiferi postali esistono da tante generazioni, in Italia, e costituiscono un bene di investimento piuttosto facile da gestire e possedere ma anche qualcosa di squisitamente legato alla nostra capacità e scelta in fatto di importo. La loro funzione è infatti proprio quella della scelta di investire una somma per ottenere un guadagno calcolato e stabile nel corso degli anni.
Il buono postale infatti viene chiamato “fruttifero” proprio perchè essendo emessi e garantiti dallo stato italiano permettono sostanzialmente due cose, la capacità di generare interessi che vanno ad applicati in percentuale su ogni somma, ma anche di “movimentare” il capitale versato, evitando quindi la perdita di potere d’acquisto. Ma esistono da tempo varie forme di buoni: quanto possono valere oggi?
Buoni postali: cosa sono?
Il sistema del Buono Fruttifero Postale secondo le direttive dello stato e la gestione dalla Cassa Depositi e Prestiti (che si occupa anche di quasi tutte le altre le obbligazioni, e titoli di stato) è conosciuto strutturalmente da ben oltre un secolo: infatti risale alla fine del 19° secolo la sua prima forma di sviluppo che ha portato varie generazioni di italiani a farne ricorso per proteggere ed aumentare il potere d’acquisto.
Tutti i buoni hanno una scadenza effettiva, un periodo di tempo che una volta superato smettono di generare interessi che vanno calcolati naturalmente in base all’importo scelto di investire (oggi è possibile aprire un buono postale da una somma irrisoria minima, da cinquanta euro). Questo offrono un rendimento fisso che viene calcolato attraverso un rimborso ogni anno, e godono di un sistema di tassazione agevolata rispetto ad altri titoli di stato.
Quanto valgono i buoni fruttiferi postali?
Infatti vengono trattenuti solo in base alle somme guadagnate tramite rimborso (in generale per tutti i titoli di stato del genere vengono detratte le forme di importo pari al 12,5 % ) e varie forme di libretto in molti casi danno una buona libertà nell’ambito di ritirare e sospendere la funzione stessa. Ma quanto è possibile guadagnare dai buoni postali? E quanto valgono oggi? Prendiamo in considerazione quelli più diffusi:
- Il Buono Ordinario che ha un rendimento annuo a scadenza del 2,25 % di tipo lordo
- Il Buono 3×4, che generano interessi lordo annuo pari al 2 % e durano 12 anni con interessi richiedibili dopo 3 e fino a 9 anni
- Il Buono 3×2, fruttano fino a 6 anni ad un tasso lordo alla scadenza del 1,75 %
- I Buoni per minorenni da intestare ad un minore fino ai 16 anni e mezzo, ed hanno un rendimento annuo fino al 4 % e fino alla maggiore età
I Buoni fruttiferi postali non rientrano nella dichiarazione dei redditi pur essendo calcolati obbligatoriamente dal calcolo ISEE ad esempio proprio perchè si tratta di titoli di stato. Essendo una forma di investimento molto antico, diversi italiani hanno trovato vecchi titoli di stato anche in periodi antecedenti alla seconda guerra mondiale ed in alcuni casi con l’applicazione degli interessi, sono state ottenute cifre importanti.
Questo sotto forma di rimborso ad esempio, trattandosi di un bene che in molti casi viene riconosciuto come scaduto dopo 20 anni se emesso dopo il 2000, mentre per quelli emessi prima la scadenza che prevede un rimborso potenziale che va richiesto in merito alle somme investite (con il calcolo dell’inflazione aggiornato) la durata della scadenza era di 30 anni.